lunedì 17 dicembre 2012

Riguardo l'arte

L'arte è un rifugio, un'oasi di pace, purezza e serenità rispetto alle imperfezioni in quanto essere umani.
Lontano dalle delusioni degli uomini, delle persone che si dicono amiche, dei fratelli o presunti tali, delle donne, da coloro che dicono di conoscerti e che in fondo non hanno capito un cazzo di chi sei veramente. Lontano dai giudizi, dai nomi che si danno alle cose, lontano dalle piccole e
grandi prigioni che incontriamo costantemente lungo il cammino del quotidiano, lontano dai come e dei perché che gli altri danno costantemente per sminuire e definire uccidendola qualsiasi cosa, per paura, per inganno, per incomprensione. Lontano dall'ego e dalla presunzione degli altri e di noi stessi, dalle presunzioni ed illusioni del credere di conoscere le cose. Lontano dalle menzogne e dalle promesse non mantenute.
Lontano dall'inevitabile diventare adulti, e freddi, ed induriti e cinici perché si è pianto e sofferto spesso troppo per potersi ancora permettere di fidarti ancora da chi ti promette qualcosa, l'arte è la luce, l'acqua calma, placida e tranquilla, un lago immobile dove tutto intorno nel mondo sconquassa la tempesta.
E' la dimensione del bambino eternamente puro ed innocente dove ogni cosa è gioco, stupore, bellezza, incanto, maestà, divinità.
L'arte è la casa ed il luogo in cui potrai sempre andare in qualunque posto sulla Terra tu sia, perché è dentro di te. E' il luogo in cui dimentichi anche te stesso. Sei sempre tu, ma non lo sei neanche più. Sei anche tutto il resto, sei tu dimentico di te ed in comunione con il Tutto.
L'arte è essere ancora bambini, puri e liberi nonostante tutte le batoste prese che ti hanno fatto diventare, nel bene o nel male, uomo.
L'arte è quello che rimane quando tutto è perduto, è il gesto della speranza, la magia della vita che continua. E' il senso del non senso. Poiché da un senso ad ogni cosa senza che si debba per forza, banalmente come fanno tutti gli uomini per paura ed ottusità, dare un senso alle cose.
Non ci sono motivi eppure il motivo è l'atto stesso.
E' qualcosa di sacro questa comunione tra un uomo e tutto quello che c'è fuori attraverso la propria arte, l'unione con l'Universo, con ciò che non si può spiegare eppure c'è, l'istante di luce nell'atto del creare, del sentire, del vedere.
E' il paradiso in Terra in mezzo all'inferno dell'ignoranza e della cecità degli uomini.
E' la luce che dona la pace, la serenità, la conoscenza.
E non servono templi, chiese, riti, preghiere, festività, folle gremite di persone che assistono genuflesse protese verso altari di pietra adorando idoli su croci di legno o pergamene in teche dorate.
Bastano un foglio di carta ed un matita, la propria voce che canta una canzone, un gesto ed un movimento nell'aria con la mano.
Nessun nome, nessun dogma, nessuna fede.
E' tutto qui, puro, immediato, semplice. Vivo.
L'aldilà non è una dimensione ultraterrena.
E' l'invisibile rivelato nella nostra squisita dimensione terrena.

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